domenica 17 giugno 2012

#8 Ritratto dell'artista da giovane e pazzo

Daniele Sardo nasce in una notte buia e tempestosa - a mezzogiorno - proprio quando un terremoto devasta San Salvador dall'altra parte del mondo: per lungo tempo i due eventi non verranno mai correlati, fino a quando la Settimana Enigmistica non dedicherà un breve trafiletto all'evento sismico nella celeberrima rubrica Forse non tutti sanno che.
Il pargolo vanta una chioma biondo-Marylin che Madre Natura gli requisirà alle soglie dell'adolescenza -  per ragioni ad oggi non del tutto chiarite - e che gli varrà negli anni numerosi nomignoli tra i quali, ricordiamo, Piccolo Lord e qualsiasi altro epiteto associabile ad un pigmento vagamente giallastro. L'intelligenza del giovane Daniele si distingue da subito per delle caratteristiche assai originali: potrebbe essere considerata al di sopra della media, se solo riuscisse a portare a termine dei compiti elementari, come allacciarsi le scarpe senza ricorrere all'aiuto di un dvd esplicativo, o svitare il tappo di una bottiglia senza provocare uno tsunami. Degno di nota è il cosidetto esperimento gamma al quale venne sottoposto alla tenera età di 21 anni: rinchiuso nella stessa gabbia con tre scimmie ed avendo a disposizione gli stessi strumenti dei colleghi primati, il Nostro totalizzò il tempo effettivo più alto (32 ore e 44 minuti) per completare un puzzle di otto tessere raffigurante una banana.
Si dice che le sue capacità intellettive siano divise in fascicoli e che abbia cominciato ad acquistarli a partire dall'ultimo: i numeri dall'1 al 150 sono andati perduti, altri non sono mai stati ordinati e altri ancora sono stati ritirati dal commercio dopo il fallimento di Postalmarket; in compenso, la collezione non presenta alcun buco dal numero 560 al 3120 e continua ad arricchirsi di numerosi allegati e gadget colorati.
Daniele sviluppa negli anni un'insana passione per tutto ciò che è inutile e pop e dopo aver ascoltato per la prima volta The Shoop Shoop Song eleva la coetanea Cher al rango di Dio, al cui servizio si trovano, per citarne alcune, le Spice Girls e Madonna. Di quest'ultima giura su Dio (e quindi su Cher) di andare ad un suo concerto prima che muoia (lei) e di diffonderne il Verbo tra i comuni mortali: tale nobile intenzione si compirà a Berlino il 28 giugno del 2012 al modico prezzo di 116 euro IVA inclusa.
Il trasferimento nella capitale tedesca avviene nel settembre del 2011 e minaccia di divorare i suoi risparmi a causa dei numerosi tour che ivi fanno tappa, come il culo di Jennifer Lopez e la già citata Madonna. Daniele scrive questa brevissima autobiografia in terza persona perché il pronome di prima persona plurale - il 'noi' - è stato già adottato dal Divino Otelma e anche perché, ultimamente, soffre di un disturbo della personalità simile a quello di Gollum del Signore degli Anelli.

giovedì 3 maggio 2012

#7 Deliri stellati sotto il cielo di Berlino

Sveva Casati Modignani scriverà pure dei libri di merda, ma bisogna ammettere che ha scelto un nome d'arte che spacca.
Leggetelo di nuovo al mio tre, insieme a me: Sveva Casati Modignani. La sentite anche voi quella esse che accarezza una vi che si rituffa su una sua gemella confinata tra due vocali? E quel cognome - doppio per giunta - che suona così inutilmente kitsch e ottocentesco? Io queste cose le noto e non credo di essere pazzo: sono semplicemente uno che dà sfogo ai propri pensieri in maniera del tutto casuale, ispirato e punzecchiato dalle miriadi di dettagli inutili che circondano la nostra esistenza. Joyce chiamava queste esperienze epifanie, io semplicemente cazzate, ma non perché pensi che tra noi ci sia chissà quale divario culturale incolmabile: preferisco usare questa definizione perché sono figlio di un'epoca diversa, nient'altro.

Ma dove volevo arrivare con questa premessa? Ah sì, ora ricordo.
Quanto ho scritto finora dovrebbe essere una sorta di tacita conferma del vecchio detto l'apparenza inganna. Insomma, non bisogna essere dei geni per capire che non bisogna riporre una fiducia sterminata nel genere umano e per intuire che le nostre impressioni positive nei confronti dell'altro sono spesso errate, specialmente se ti ritrovi davanti qualcuno o qualcosa che ha un aspetto vagamente piacevole. Andreotti diceva che a pensar male si fa peccato, ma spesso si ha ragione ed io con uno che somiglia ad una sorta di Dumbo posseduto dal demonio non posso che essere d'accordo.
E poi, se proprio vogliamo dirla tutta, a me la questione del peccato non interessa proprio, visto che non credo ad una specie di Babbo Natale che muove il mondo a suo piacimento senza dare spiegazioni plausibili circa il suo operato. Qualcuno obietterà: è il mistero di dio. Io rispondo: 'sto cazzo! E non la faccio una questione di credenze cristiane, buddiste, musulmane o vattelappesca: in questo sono molto democratico e ritengo ogni confessione priva di qualsivoglia ragionevolezza e profondità. L'unica differenza che riesco a riscontrare tra la Bibbia e, cito a caso, i Veda - i testi sacri della religione indù - è che la prima è di una noiosità mortale, i secondi invece sono di piacevole lettura.

Dove voglio arrivare, si starà chiedendo qualcuno? Niente di più semplice: voglio semplicemente chiarire che continuerò a pensare il peggio di molte delle persone che mi circondano, senza sentirmi in difetto morale verso nessuna di loro. Arrecare del male vuol dire danneggiare qualcun altro, e queste mie assurde elucubrazioni mentali sono troppo astratte affinché possano prendere congedo dalle mie sinapsi per andare ad accoltellare gente ignara ed indifesa, sebbene a volte la tentazione sia grande.

Ergo, non sussiste alcun peccato e vi auguro buona notte.



lunedì 23 aprile 2012

#6 Lettera aperta al Male d'Italia in vacanza in Germania

Grandissima testa di cazzo simil-cinquantenne dai denti a grattuggia,

sei riuscito nell'ardua impresa di farmi provare disgusto e ribrezzo in trenta secondi e ancor meno parole. Non credevo che una persona talmente insignificante potesse celare un concentrato così puro di spocchia e arroganza, ma del resto i responsabili del tracollo di un paese non possono certo essere simpatici e brillanti. Sì, hai letto bene: appartieni a quel gruppo di persone che ha mandato l'Italia a puttane - come se quelle di Berlusconi non fossero già abbastanza - e di questo club così esclusivo sei il socio numero 0000001. Probabilmente, però, non ne hai mai ricevuto la tessera, perché certi disonori vanno celati a chi li merita: la coscienza sporca non piace a nessuno, ma se la nascondi puzza comunque. 

All'inizio non sembravi neanche così ripugnante: saresti potuto scivolare nel dimenticatoio delle conversazioni inutili da metropolitana e il nostro treno avrebbe proseguito il suo percorso ignaro di aver offerto ospitalità ad un minorato mentale. Ma quando dopo averti detto che studio lingue straniere e germanistica mi hai domandato «a che serve?», la tua curiosità si è trasformata in saccenza e tutta la merda di cui sei abbondantemente ricoperto ha cominciato a riluccicare di un sospetto colore stronzo-marrone. Quando poi, stupito, mi hai ripetuto la stessa domanda nonostante ti avessi già risposto con un garbo che agli idioti non andrebbe riservato, la scritta 'ignorante' è apparsa magicamente sulla tua fronte e mi sono ricordato che certe discussioni sono troppo elevate affinché certi dementi possano lontanamente comprenderle. Come fai a ragionare con i pazzi? Chi è convinto di avere la verità in tasca morirà senza mettere in discussione i propri dogmi e se li porterà nella tomba. Il problema, però, sorge quando certi individui prendono il sopravvento e distruggono tutto quello che hanno attorno, quando una generazione lotta egoisticamente per sé e manda a fanculo quelle future. 

Avere avuto 20 anni nel '68 non è una medaglia da esibire sul petto, ma una semplice questione anagrafica. Per cui, mia grandissima testa di cazzo, io ti chiedo: tu, che hai fatto per goderti tutto quello che credi di aver guadagnato legittimamente? Uno studio più 'pratico'? Vallo a dire a quegli onesti ingegneri e architetti che faticano a trovare un lavoro o a quegli economisti che rimbalzano come palline di un flipper tra stage sottopagati di banche e multinazionali. Il sistema che sta lentamente implodendo porta il tuo nome, non il mio. Queste assurdità che spacci per dati oggettivi e indiscutibili mi fanno vomitare e la prossima volta non lo farò metaforicamente, ma sulla tua tigna baudiana. 
Per cui, mia carissima merda dalla forma umana, la prossima volta che ti troverai sperduto nella metro di Berlino senza sapere come tornare in albergo e avrai la sfortuna di incappare nella mia presenza, ti indirizzerò verso la parte opposta della città, dove ricostruirò un tratto di Muro ad imperituro ricordo della tua limitatezza mentale. E i tuoi coglioni ne saranno la pietra portante. 

lunedì 9 aprile 2012

#5 E il terzo giorno (alla quarta) resuscitò

Questo blog è stato trascurato per troppo tempo e me ne rammarico, ma la vita di uno studente emigrato in Germania può davvero rivelarsi piena d'impegni. Prometto solennemente di recuperare il tempo perduto e, per farmi perdonare, cercherò di affilare il mio lato critico da vecchia-zitella-acida parente-di-Rostagno e riverserò ettolitri di veleno su tutto ciò che ritengo strambo o quantomeno curioso. In fondo, uno dei piaceri della vita è quello di trasformare la filosofia del disgusto da pensiero astratto a sostanza concreta: nel mio caso, in parole e frasi senza un apparente senso compiuto che siano gradevoli da leggere. 


Eccovi, ordunque, qualche aggiornamento random à la (simil) stream of consciousness, ovvero in quella forma letteraria che conobbe una certa fortuna all'inizio del secolo scorso e che quindi chiamare sequela di cazzate non parve molto opportuno:  
  • da Dicembre ho un lavoro part-time che ha risvegliato il mio lato sadico nei confronti dell'umanità, ma che mi paga l'affitto. Non entrerò adesso nei dettagli, ma sappiate che sono diventato una specie di Spongebob;
  • è vero che certi uomini che hanno una soglia del dolore piuttosto bassa, ma altri hanno una soglia della sopportazione altrui quasi inesistente. Io appartengo alla seconda categoria: le mie imprecazioni degli ultimi tempi farebbero diventare le CAPRE di Sgarbi dei timidi agnellini indifesi;
  • i Berlinesi si estinguono più velocemente dei panda cinesi;
  • se non mangio i quadratini di cioccolata nell'esatto ordine in cui si trovano - da destra verso sinistra - divento pazzo e spero segretamente che esista un disordine mentale che descriva questo stato d'animo, in modo da poter vantare un certo grado di follia bohemienne; 
  • marzo sarà anche pazzerello, ma aprile è da rinchiudere in manicomio.
Le mie sinapsi minacciano il suicidio se non smetto di scrivere e credo che quelle dell'area che controlla il buon senso l'abbiano già fatto. Cazzi loro. 

Buona notte e non fidatevi di quello che avete sotto il letto, per nessun motivo. 

domenica 2 ottobre 2011

#4 Viva la krante Cemmania


Ai tedeschi piace grosso.

Inutile dirlo con ambigui giri di parole, scomodando vecchi modi di dire o cortesi eufemismi che fanno arrossire le guance: ai tedeschi piace DAVVERO grosso, il ché vuol dire enorme e spropositato.
Ora, onde evitare denunce congiunte da parte del Codacons e del Moige e considerato che le mie finanze non mi permettono di assumere avvocati quali Giulia Bongiorno (peraltro già impegnata a difendere Raffaele Sollecito e Foxy Knoxy), cercherò di chiarire la massima precedente per i lettori più pudici.

Immaginiamo di ritrovarci in terra teutonica per un periodo di tempo indeterminato e supponiamo di avere la necessità di andare a fare la spesa al supermercato: gli occhi italici non potranno fare a meno di notare delle notevoli differenze tra i prodotti esposti sugli scaffali del Belpaese e quelli offerti in Germania.
Avete presente, ad esempio, le innocue e tascabili scatolette RioMare? Ecco, qui il tonno si trova esclusivamente in esemplari da 200 kili, immerso in contenitori che sembrano essere stati gentilmente donati dal museo di scienze naturali, naftalina inclusa. Seguendo lo stesso criterio, i deodoranti spray assumono le dimensioni di un estintore (dovesse scoppiare un incendio sono sicuro che non farei altro che attizzare le fiamme), le merendine si vendono in formato "squadra di calcio", le Schnitzel surgelate sembrano delle orecchie d'elefante (con l'otite) e i quaderni per prendere appunti hanno pagine sufficienti per riscrivere l'intera Bibbia (due volte) in protogermanico.

Tali quantità e dimensioni non sembrano essere giustificate dalla prole della famiglia-tipo tedesca (unovirgolaqualcosa secondo il sempre aggiornato 'Novissimo Melzi'): bisogna dunque supporre che qui i pargoli vengano abituati a spalancare le fauci sin dalla tenera età, magari gustando sani omogeneizzati al gusto di 'mandria di gnu che ha ucciso Mufasa del Re Leone' o 'stormo di uccelli migratori dell'ovest'.
Ma si sa, ai tedeschi piace fare le cose in grande. Quando vanno in guerra, ad esempio, non si accontentano di fare qualche strage qua e là, ma sterminano un intero popolo. Se vengono sconfitti, invece, si sdoppiano e pam! ecco due Germanie al prezzo di una. Historia magistrae vitae.

L'unica cosa che proprio non riescono ad includere in questo delirio di onnipotenza è LA PASTA, ostinatamente impacchettata in assurdi formati da 500 e 250 grammi: troppo pochi per uno stomaco italiano.
Per questo ho deciso, miei cari connazionali espatriati, di candidarmi alle prossime elezioni federali per porre fine a questo increscioso problema: del resto, se la Francia ha una première dame italiana, antipatica come la morte e/o come un dito in culo (messo di traverso), perché la Germania non può avere un cancelliere italiano?

martedì 20 settembre 2011

#3 La casa degli spiriti non è solo un libro

Credo di avere una predisposizione per il paranormale o per gli stalker, ma non penso che la magistratura possa intervenire in entrambi i casi.

Avete presente quei momenti in cui vi chiedete: "ma non avevo spento la luce?", oppure: "ma non stavo guardando Antonella Clerici? Perché sono su Discovery Channel?".
Ecco, questi piccoli episodi che, per il 90% (si spera), sono frutto di un cortocircuito mentale temporaneo (qualcosa a metà tra un ictus e l'idiozia genetica) da me si verificano mediamente ogni cinque o sette minuti. Ergo, la televisione cambia canale da sola, le luci del salone paiono dotate di volontà propria, il Patrick Swayze di Dirty Dancing comincia improvvisamente a parlare in tedesco (ma forse quello è normale) e i posacenere vengono inghiottiti da Poltergeist di provenienza ignota, salvo riapparire magicamente il giorno dopo alla destra del Padre.

A questi eventi dovrei essere più o meno abituato, considerato che a Vienna ho vissuto in un locus amoernus quale il palazzo in cui è morto Beethoven, ma quello che succede qui sembrerebbe collegato - come minimo - al massacro dell'intera orchestra del Titanic, consumatosi mentre Charles Manson si godeva lo spettacolo dal divano sul quale sono seduto adesso.

Quale che sia la causa, comunque, vado a rifornirmi di acqua santa: male che vada potrò usarla contro il mio coinquilino ebreo.

Shalom!

sabato 17 settembre 2011

#2 Sarò anche santo e poeta, ma navigatore proprio no

Che tu sia uno studente o un semplice turista, che tu parli tedesco oppure no, la prima parola che userai una volta arrivato a Berlino sarà U-BAHN, ovvero METROPOLITANA.

Il servizio di trasporti qui è davvero eccellente (qualità prussiana, direbbero i nostalgici), ma per essere più preciso dirò che funziona al contrario di quello italiano, ovvero i mezzi partono e arrivano in orario, senza l'intercessione di San Crisostomo.
"Non ci perderemo mai!", starete già pensando.

Ecco, diciamo che la frase di cui sopra, per quanto mi riguarda, è valida solo alla seconda persona plurale. Ergo: VOI non vi perderete mai.
Perché, miei cari venticinque lettori (ed è già tanto se arriviamo a questo numero, ma citare il Manzoni fa sempre chic), dovete sapere che non basta essere uno studente e parlare fluentemente il tedesco per districarsi nei meandri di questa CAZZO DI U-BAHN, perché se il Padreterno-o-chi-per-lui ha deciso di dotarti di un senso dell'orientamento pari a quello di un DODO ZOPPO E UBRIACO, STAMINCHIA che riesci a tornare a casa in cinque fermate di metro pensando: "che culo avere una fermata sotto casa!".
No, no, no e ancora no: in questo caso, la tua condanna sarà quella di vagare in pieno stile clochard a tempo indeterminato (che di questi giorni non è mica male), maledicendo il momento in cui, al supermercato, hai adoperato il motto dantesco "non ti curar di loro, ma guarda e passa" infischiandotene dello scaffale dei deodoranti.

Natürlich ('chiaramente', memorizzate questa parola perché la userò spesso) ogni riferimento alla mia persona è puramente casuale. E dunque, ritenendo che una visita turistica di circa 12 ore alla U-BAHN di Berlino sia più che sufficiente (dovessero controllare le registrazioni delle videocamere penserebbero che sia un pazzo suicida in procinto di gettarsi sul primo treno in transito), direi che è ora di tornare a casa a lavare i piatti. Ergo, visto che tutte le strade portano a Roma e che tutte le linie della metro passano per STAMINCHIA DI ZOOLOGISCHER GARTEN, vi saluto affettuosamente e mando a fanculo la Merkel, gli ingegneri che hanno progettato questa trappola per topi e tre tedeschi a caso tra Amburgo e Zafferana Etnea. Aufwiedersehen!

(prossimamente in onda su 'Chi l'ha visto')